È nel cuore della periferia di Napoli, a Secondigliano, che nel giorno della Festa della Donna l’associazione sportiva dilettantistica ASD-Secondigliano ha promosso il torneo di calcetto “Diamo un calcio agli stereotipi“. In campo quattro squadre femminili. Una composta dalle ragazze iscritte all’Asd, un’altra dalle loro madri e la terza dalle atlete della società sportiva Napoli femminile, che milita in serie B. Infine la quarta costituita da “Prime minister”, scuola di politica per giovani donne.
Un torneo benefico voluto dall’ASD, con il sostegno di Round Table, associazione napoletana di giovani filantropi, per mettere in rete, creare comunità e promuovere la raccolta fondi “Un calcio a Gomorra”, il progetto sostenuto dalla Fondazione Fatto Quotidiano, in collaborazione con la stessa Asd. L’obiettivo è quello di riqualificare il campo da calcio a cinque in disuso che si trova all’interno del parco Emilia Laudati, area di 28mila metri quadrati da anni in stato di abbandono, in un quartiere, Secondigliano, che da solo fa 50mila abitanti ma non ha una vera e propria struttura pubblica funzionante che possa essere per i giovani un’alternativa alla strada.
Qui un ragazzo su due non termina la scuola d’obbligo e finisce col popolare il mondo del lavoro nero, se non direttamente quello della criminalità organizzata che porta la maggior parte di queste “giovani leve” o al carcere o alla morte. Il campo che la Fondazione Il Fatto quotidiano, assieme all’Asd Secondigliano, vuole restituire al quartiere sorge proprio a due passi dallo storico Rione dei Fiori, chiamato anche “Terzo Mondo”, famoso per essere stato il fortino dello storico clan Di Lauro che ha ispirato la penna di Roberto Saviano per la sua “Gomorra”: un tempo la piazza di spaccio a cielo aperto più grande d’Europa.
L’obiettivo del progetto “Un calcio a Gomorra” è raccogliere 47 mila euro, attraverso due “borse”: una per il manto erboso e una per l’acquisto di porte e recinzioni. Per restituire ai bambini e ai giovani di Secondigliano un luogo dove giocare e ritrovarsi, grazie a un “patto di cittadinanza” con le famiglie. L’associazione Asd, infatti, garantisce due allenamenti alla settimana, ma anche attività laboratoriali e un doposcuola, pagando una quota di 10 euro all’anno. Chiede però una contropartita. I ragazzi devono frequentare la scuola dell’obbligo e avere un buon rendimento. “Oggi – spiega il presidente di Asd, Vincenzo Strino – abbiamo una ottantina di iscritti. I più piccoli, con una età compresa tra i 7 e i 14 anni, sono 60. Al momento sono tutti molto stimolati: studiano e si impegnano”. Ma, in assenza di un campo, gli allenamenti si tengono negli oratori di due parrocchie.
Il progetto “Un calcio a Gomorra” ha raggiunto finora un terzo dell’obiettivo della raccolta fondi. Le iniziative come il torneo femminile organizzato per l’8 marzo nascono proprio per sostenere questi ragazzi nel sogno di riavere un campo da calcio. “Studia, partecipa, gioca”: aiuta anche tu l’Asd Secondigliano e il progetto della Fondazione Il Fatto Quotidiano.
di Natascia Ronchetti
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