“Qualcuno ha detto che la storia del calcio si riscrive ogni volta che un bambino rincorre un pallone, quella che qui si vuole riscrivere è la storia di un quartiere intero”. Le telecamere del servizio pubblico sul campetto Emilia Laudati
Per riscrivere la storia di quello che tutti a Napoli chiamano “Terzo mondo” non serve un miracolo, bastano uno spazio pubblico di cui riappropriarsi e lo stimolo e il sostegno all’impegno scolastico, in un quartiere – Secondigliano, periferia della periferia di Napoli – dove un bambino su tre abbandona gli studi e dove il fatto di crescere per strada rende anche i più piccoli facili prede per la criminalità.
Per questo è nata l’ASD Secondigliano, l’Associazione Sportiva Dilettantistica Secondigliano, insieme al progetto di riqualificazione del campetto di calcio Emilia Laudati che la Fondazione il Fatto Quotidiano ha deciso di promuovere.
Il motto è “studia, partecipa, gioca”: all’ASD Secondigliano possono iscriversi tutti i bambini del quartiere pagando una quota simbolica di 10 euro l’anno. Ma è la pagella a dire se si può scendere in campo. Chi non prende buoni voti non gioca e allora a entrare in squadra sono gli educatori dell’ASD che aiutano con il doposcuola i bambini che devono recuperare. È il “patto di cittadinanza” che lega le famiglie ai ragazzi dell’associazione.
Le telecamere del servizio pubblico, in un servizio andato in onda nello speciale “Mezzogiorno Italia” su Rai3 a firma di Marcella Maresca, sono andate a raccontare tutto questo, intervistando Vincenzo Strino, presidente dell’ASD e dell’associazione Larsec, l’unica attiva in tutta Secondigliano, insieme alle mamme, ai bambini e agli educatori che ogni giorno cercano di combattere la dispersione scolastica in un quartiere di frontiera.
Per realizzare tutto questo occorrono 47.160 euro. Con il supporto della Fondazione il Fatto Quotidiano, la Secondigliano ASD ne ha già raccolti 14.000, ma non bastano. Serve il tuo contributo per completare la raccolta fondi e aiutare i bambini di Secondigliano a scegliere chi essere, chi diventare. Senza avere il destino segnato, solo perché nati con un determinato cognome, o in un determinato quartiere.
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