Agevolando è un’organizzazione di volontariato nata nel 2010 dalla volontà di un ex ospite di comunità per minori, ancora presidente dell’Associazione. Il suo obiettivo è lavorare con e per altri ragazzi in uscita da percorsi di accoglienza “fuori famiglia”, per promuoverne l’autonomia, il benessere psicofisico e la partecipazione attiva. Quando, al compimento della maggiore età, si interrompono i percorsi di tutela (comunità, casa famiglia, affido), questi ragazzi, detti “Care Leavers”, sono chiamati troppo presto a diventare adulti: molto spesso, quando si ha una storia personale complessa, si possono perdere di vista le proprie risorse, così come può maturare forte il senso di non riuscire a farcela da soli.
L’Associazione affianca i Care Leavers in Italia nella costruzione del loro futuro:
– creando opportunità relazionali, formative, lavorative e abitative e stimolandone il senso di responsabilità;
– favorendo occasioni di incontro, dialogo e aiuto reciproco;
– agendo a diversi livelli istituzionali per sostenerne i diritti e le pari opportunità, anche attraverso la diffusione della conoscenza e consapevolezza del problema, la costruzione di reti stabili con i soggetti pubblici, privati e del terzo settore, e svolgendo ricerche qualitative e quantitative sul tema;
– collaborando con gli assistenti sociali, le comunità educative, le case-famiglia e le famiglie affidatarie, affinché il cammino verso l’autonomia dei Care Leavers sia graduale e partecipato;
– valorizzando le storie e il ruolo dei ragazzi come “esperti per esperienza”, rendendoli protagonisti di un processo di miglioramento sia personale, sia del sistema di accoglienza.
Negli ultimi anni l’Associazione, tramite tutti i servizi e progetti messi in atto, ha intercettato mediamente 300 Care Leavers all’anno, che corrispondono a un 10% circa dei neo-maggiorenni in uscita dal sistema di tutela. Nel 2021, Pamela Di Carlo e Miriam El Ouazani, del network di Agevolando, sono state nominate “Alfieri della Repubblica” da Sergio Mattarella.
Con il progetto “Se avessi…” Agevolando intende supportare attraverso un contributo economico definito “dote” i giovani neo-maggiorenni che escono dai percorsi di tutela, dopo un periodo dell’infanzia e adolescenza trascorso in comunità di accoglienza e/o affido. L’associazione si propone di accompagnarli nel raggiungimento di obiettivi di vita inerenti al loro percorso di crescita e transizione all’autonomia, in ambito relazionale, formativo, professionale e abitativo.
La nostra Fondazione per Agevolando
La mission di Agevolando è l’accompagnamento all’autonomia di ragazzi e ragazze provenienti da percorsi di accoglienza extra-famigliare tramite la definizione di un progetto individuale. La Fondazione il Fatto Quotidiano vuole dare il suo contributo per il rafforzamento delle competenze trasversali e specialistiche di 5 Care Leavers, attraverso percorsi e doti che copriranno un arco temporale di 12 mesi e serviranno a sostenere azioni di istruzione, formazione e accompagnamento alla piena autonomia di vita. I fondi, pari a 25.000 euro, saranno destinati in parte al finanziamento diretto delle spese che riguardano gli studi universitari o di formazione professionale (ad esempio l’eventuale copertura parziale delle tasse, affitto, abbonamento mezzi, spese di vitto) e in parte al pagamento di tutor che accompagnino e sostengano il ragazzo o la ragazza durante tutto il percorso.
Obiettivo: qualifica di Tecnico Specializzato
G. scrive: “Sono arrivato in Italia da solo: ero ancora minorenne e all’inizio è stato molto difficile. Ho iniziato a fare dei lavoretti, ma vorrei diventare un tecnico specializzato e seguire corsi IFTS. Essere autonomo era il mio desiderio quando sono partito e la promessa che ho fatto alla mia famiglia. Spero di poterla mantenere”.
VAI ALL'INIZIATIVAObiettivo: qualifica di Operatrice Socio Sanitaria
T. scrive: “Ho trascorso 10 anni della mia vita in comunità, poi, appena maggiorenne, mi hanno detto che avrei dovuto farcela da sola. Sto facendo tanti sforzi, ma i soldi per formarmi professionalmente non bastano. Ho sempre desiderato poter lavorare in ospedale e vorrei frequentare il corso da operatrice socio-sanitaria, ma senza un sostegno economico sarò costretta a rimandare ancora”.
VAI ALL'INIZIATIVAObiettivo: qualifica universitaria di Educatore
S. scrive: “Quando sono uscito dalla comunità ho avuto paura di non farcela da solo. Ora ho bisogno di un altro po’ di sostegno per costruire il mio futuro. Sogno di diventare un educatore, perché so quanto è importante incontrare la persona giusta quando si è in difficoltà. Faccio il massimo, ma vorrei poter studiare. Non vorrei essere costretto a rinunciare all’università per i turni del lavoro”.
VAI ALL'INIZIATIVAObiettivo: qualifica di Programmatrice Informatica
E. scrive: “In passato non sempre ho scelto la strada giusta, ma ho fatto del mio meglio per rimediare. Il periodo in comunità è stato fondamentale per riscattarmi. Ho una passione per la tecnologia e sono pronta a tutto per arrivare ad ottenere almeno una laurea triennale in informatica e diventare programmatrice, ma per concludere il percorso di studi ho bisogno di un aiuto”.
VAI ALL'INIZIATIVAObiettivo: qualifica di Chef d’alta cucina
R. scrive: “In casa famiglia ho iniziato a farmi molte domande sul futuro. Soffro sapendo che lo Stato ci aiuta solo fino a 18 anni e poi torniamo invisibili. Sogno di imparare le lingue e frequentare corsi di formazione ad alto livello di cucina. Vorrei far emergere il mio potenziale: lo farei per chi ha investito su di me e per tutti coloro che vengono dimenticati”.
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La storia di Almas, salvata da una borsa di studio
“Sono nata in Pakistan. A 8 anni sono arrivata in Italia, a 15 sono scappata di casa insieme ai miei fratelli perché mio padre ci maltrattava.
Dai 15 ai 18 anni ho vissuto in comunità e sono stata bene, ma mi preoccupava il futuro: volevo a tutti i costi finire il liceo per poi fare l’università, ma sapevo che, una volta compiuti 18 anni, mi sarei ritrovata all’improvviso senza un risparmio, né un posto dove andare.
Molti di noi sono stati abbandonati a loro stessi non appena raggiunta la maggiore età, ma a 18 anni è troppo presto per essere adulti e in tanti hanno ancora bisogno di essere accompagnati per riuscire a camminare da soli”.
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